Testo e regia di Fiorella Colombo, una libera interpretazione da “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés. Organizzazione tecnica a cura di Barbara La Mattia, coreografie e danze a cura di Bruna Learchi e Amar Al Rakisa.
Con le attrici della Compagnia Liberitutti, le danzatrici di Genova Flamenco e le danzatrici del ventre di Amar Al Rakisa
Spettacolo di narrazione, musica e danze, per onorare la Giornata Internazionale contro la violenza sulla donna
Durata 90 min
Uno spettacolo per onorare la giornata del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999.
La fiaba di “Barbablù”, di Charles Perrault, nella versione di Pinkola Estés, riscritta e reinterpretata alla luce di ciò che continua ad accadere nei tempi, narrata, recitata e danzata, per poter parlare e riflettere attraverso i simboli che essa veicola. Una fiaba per adulti, che lascia il segno.
Un racconto forte e delicato allo stesso tempo, che descrive Barbablù non come “l’uomo nero”, ma come il predatore interno, che abita la psiche di tutti noi. Come tutte le fiabe, i personaggi che si incontrano sono tutti parti di noi, che si rispecchiano all’esterno.
Ed ecco la trama.
Una giovane donna viene ammaliata e conquistata da un uomo ricco e potente, Barbablù, con complimenti, lusinghe, esagerato interesse, tutto ciò che serve per nutrire bene la preda, prima del lauto pasto. Lei lo sposa e va a vivere nel suo castello. Giorno dopo giorno la giovane sposa cerca di adempire bene ai propri doveri di moglie e aderire perfettamente alle aspettative del marito. Ma… “fai attenzione a come parli, fai attenzione a come ti muovi, fai attenzione a come pensi, fai attenzione a come mi rispondi! Fai attenzione a come ti vesti, fai attenzione a come mi guardi, fai attenzione a come mi lodi, fai attenzione a parlare con i tuoi familiari, i tuoi genitori, i tuoi amici, fai attenzione a non farti guardare da nessuno, fai attenzione a darmi tutte le tue attenzione, così come ben ho fatto io per conquistarti.” Invece che vivere liberamente la giovane inizia a vivere falsamente, qualsiasi cosa faccia viene “corretta”, “addomesticata”, “raddrizzata”.
La donna si sente costantemente in colpa e mai abbastanza brava. Recita bene la sua parte, ma si dimentica di se stessa, perché pensa che la ricompensa sia molto alta: diventare una regina. In realtà dietro quella promessa Barbablù programma da tempo ben altro: il suo assassinio.
Barbablù parte per lavoro e consegna alla moglie un mazzo di chiavi, “permettendole” di poter aprire tutte le porte del castello e godere dei suoi tesori, ma “proibendole” di utilizzare una piccola chiave, che porta ad una segreta cantina. La saggezza delle sue sorelle la porteranno ad andare al di là di quella proibizione, per poter illuminare quella parte così oscura di cui tutti hanno paura.
Una volta aperta quella porta e svelato il terribile mistero, la donna deve affrontare Barbablù. Chiama a sé i suoi fratelli, l’energia maschile interiore e, insieme alla saggezza delle sorelle, avrà la meglio su Barbablù. La donna finalmente diventa consapevole e conosce la verità. Vede tutto, portando luce dentro quella parte così oscura di sé che ignora da sempre. Il coraggio di sopportarne la visione, di fiutarne l’odore, di sostenerne il rumore riaffiorano in lei, ci è voluto coraggio, il coraggio di trovare e usare la chiave nascosta, che ognuna di noi possiede.
“Vogliamo andare oltre la rabbia, l’odio, la separazione. Vogliamo andare oltre la vittima e il carnefice, oltre il capro espiatorio del momento, che sia maschio o femmina, oltre il giudizio, il pettegolezzo, lo schierarsi pro o contro. Vogliamo andare oltre la paura, il dolore, le logiche umane, o meglio: le non logiche. Oltre i “rapsus” e i “delitti passionali”, oltre tutte le strumentalizzazioni ideologiche, politiche, religiose, moraliste. Oltre l’innocente e il colpevole.
E su questi presupposti vogliamo dire la nostra, non possiamo tacere.
Noi siamo artisti e ciò che sappiamo fare meglio è l’arte dell’alchimia: trasformare la materia in colori, suoni, sensazioni, meraviglia, stupore sorpresa. Creiamo l’impalpabile, il non dicibile, rendiamo possibile ciò che è impossibile. Trasmutiamo gesti, parole, movimenti in nuove storie, nuovi concetti, nuove idee. Tutto per veicolare messaggi potenti, per cui non esiste alcuna parola in grado di sopportarne la portata. Crediamo, nonostante tutto, nell’evoluzione di noi stessi e dell’universo intero. E onorando questa giornata vogliamo celebrarne il rito, momento importante e simbolico per una comunità che condivide i valori. Oggi lo celebreremo tutti insieme. Qui si perde tutti insieme o si vince tutti insieme. Il 25 novembre non è la giornata delle donne. È la giornata di tutti.
Possiamo salvarci. Tutti.
Fiorella Colombo
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* Le foto di questa pagina sono di Cristiano Fiore